La storia di alcune nostre strade

 

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Questo è il volto dell’uomo a cui è stata intitolata Via Carlo del Balzo nel centro di Cervinara.

Carlo del Balzo (San Martino Valle Caudina, 31 marzo 1853San Martino Valle Caudina, 25 aprile 1908) è stato uno scrittore, politico e letterato italiano, protagonista poliedrico della stagione del Naturalismo italiano.

Del Balzo fu uno scrittore verista, impegnato nella costruzione di un ciclo, quello dei Deviati. Pur non raggiungendo i livelli artistici di grandi autori contemporanei (fra tutti Verga e la Serao) è certamente una figura interessante soprattutto per la ricchezza della dimensione narrativa, i cui debiti sono riconoscibili nei riguardi dell’estetica desanctisiana e di quella zoliana.

Nel 1890 e nel 1892 fu candidato al parlamento con i partiti della Estrema Sinistra nel collegio di Mirabella Eclano, ma fu dopo qualche anno che divenne deputato (legislature 18971900 e 1900-1904). Repubblicano, legato alla tradizione risorgimentale e garibaldina, intese il suo impegno politico soprattutto come dimensione morale. Era quindi destinato ad entrare rapidamente in collisione con la realtà trasformistica della vita parlamentare del tempo, in cui il malcostume politico era molto diffuso. La sua opera forse più riuscita, il romanzo Le Ostriche (1901) allude appunto ai parlamentari cosiddetti ministeriali, attaccati come le ostriche al governo per ottenerne la rielezione attraverso la distribuzione clientelare del potere.

 

Il giudizio sulla politica del tempo è quindi impietoso. Scrive infatti in Di alcune cause della presente decadenza parlamentare: “Ormai, purtroppo si sa, ci troviamo innanzi questa catena: il sindaco vende la sua coscienza al deputato, e il deputato vende la sua coscienza al Ministero per il bene inseparabile del re e della patria”. Ma la sua polemica si rivolse anche a Napoli, città di cui seppe denunciare la decadenza ed il fenomeno camorristico, oltre all’influenza di questo sulle liste elettorali anche nel governo locale.

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Il fratello Girolamo Del Balzo Nato a San Martino Valle Caudina (Avellino) il 26 luglio 1846 Deceduto a San Martino Valle Caudina (Avellino) il 6 ottobre 1917. Girolamo Beltramo Del Balzo (fratello di Carlo) fu sindaco di San Martino, eletto deputato di Avellino e Baiano nel 1873 (XV legislatura) sconfiggendo De Sanctis. Fece parte dei Governi di Giolitti, Tittoni e Fortis.

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foto Angelo Marchese-1904 Comune di Cervinara in occasione della presenza dell’On. G.Del Balzo


Via Paolo Emilio Imbriani

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Nacque a Napoli, figlio di Matteo, originario di Roccabascerana, e di Caterina Di Falco di Pomigliano, ma visse a lungo a San Martino Valle Caudina.

 

Animato dagli ideali liberali e patriottici della carboneria, condivise, con il padre Matteo che aveva partecipato ai moti del 182021 contro il governo borbonico, la condanna all’esilio.

 

Rimpatriato nel 1831 conobbe Francesco De Sanctis; iniziò i suoi studi giuridici e strinse una forte amicizia con l’avvocato e patriota calabrese Giuseppe Poerio, del quale pochi anni dopo sposò la figlia, Carlotta, dalla quale ebbe sei figli: Giuseppe, Vittorio, Caterina, Matteo Renato, Giorgio, Giulia.

 

Durante la rivoluzione del 1848 fu segretario generale al Ministero della Pubblica Istruzione nel breve (13 aprile15 maggio) governo liberale di Carlo Troya. All’Università di Napoli, insegnò Filosofia del Diritto e Diritto Costituzionale.

 

Sfuggì alla condanna a morte dei Borbone, ricoverandosi sulla nave francese “Vauban”.

 

Nel 1863 entrò al Senato del Regno d’Italia.

 

Fu professore di Diritto naturale e Diritto delle genti all’Università di Pisa.

 

Tra il 1870 e il 1872 fu anche sindaco di Napoli e si distinse soprattutto per l’impopolare scelta di cambiare il nome della bellissima e storica Via Toledo in Via Roma. Il cambiamento suscitò subito varie reazioni a cominciare da quella dello storico Bartolommeo Capasso che, nonostante fosse dichiaratamente a favore dell’unità d’Italia, definì così la scelta: «una denominazione che non ha guari, disconoscendosi la storia si è voluta in altro mutare». L’opinione pubblica fu contrarissima alla modifica e Imbriani arrivò a far sorvegliare le leggende durante la notte da drappelli di guardie municipali temendo che i napoletani le avrebbero infrante a colpi di sassi. Non bastò a rassicurare lui ne a calmare i cittadini l’aggiunta della dicitura “già Via Toledo”. Si formò anche un comitato cittadino pro “via Toledo” e non furono risparmiate feroci raffiche di satira contro il sindaco; in città si diffuse velocemente una strofetta che recitava: «Un detto antico, e proverbio si noma,
/ dice: tutte le vie menano a Roma;/ 
Imbriani, la tua molto diversa,/ 
non mena a Roma ma mena ad Aversa». Laddove, tra i tanti primati del Regno delle Due Sicilie, c’era la prima struttura manicomiale in Italia, la Real Casa dei matti aperta nel 1813.

 

Morì a Napoli, il 3 febbraio 1877 [1]. Il sepolcro Imbriani-Poerio è stato riconosciuto monumento nazionale con il Regio Decreto n. 65 del 23 gennaio 1930.




 

 

 

 

La storia di alcune nostre stradeultima modifica: 2012-04-05T15:04:16+02:00da terredibriganti
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