Il personaggio del giorno

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Artista Cervinarese originario di Valle intervista.doc

CHI E’…
Oronzo Luciano Vittorio Ricci nasce a Cervinara (Avellino) il 30 agosto 1956. Si diploma al liceo artistico di Benevento e all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Si dedica alla pittura e contemporaneamente alla musica studiando flauto al Conservatorio. Al momento fa il pittore, il musicista e lo scrittore. In veste di scrittore, usa il nome Vladimir Svarowski. Inventa la pigheologia e fonda il distruttivismo.

 

Attualmente, dopo aver sviluppato un capitolo importante del Distruttivismo, che ha chiamato Tensioni, alla luce di approfondimenti del linguaggio Distruttivista e tenendo conto non solo degli studi e le ricerche dei ‘regolari’, e’ pronto ad iniziare un nuovo percorso, che ha chiamato ‘Neo-Distruttivismo’.  ‘Questa corrente oramai ha molti emuli – spiega Ricci – anche uno dei maggiori pittori cinesi che ha esposto a Milano si e’ detto seguace di questa pittura’. Ricci artista poliedrico, che spazia dalla pittura, alla scrittura e alla fotografia, e’ anche un maestro di marketing e riesce sempre a far parlare di se con trovate spesso provocatorie, che sanno calamitare l’attenzione dei media. Ricci con la moglie Vittoria Romei costituisce una coppia che ha saputo ritagliarsi uno spazio non piccolo nell’arte italiana.

Vera storia del Distruttivismo di Oronzo Ricci http://www.toscanatv.com/leggi_news_video?idnews=NL109608

Il 23 Ottobre 1999, un gruppo costituito da tre artisti eterogenei fondò un movimento artistico denominato “Distruttivismo”. La vita del gruppo durò tre minuti, ed il movimento portato avanti da Oronzo Ricci è durato cinque anni. Una vita brevissima e intensissima. Già a pochi mesi dalla sua nascita aveva fatto più volte il giro del mondo, ed influenzato non solo il linguaggio artistico, ma oltre i media il linguaggio universale. Allo stato attuale, oltre gli studi regolari, sono numerosi gli irregolari che ravvivano la popolarità di questo linguaggio, con ricerche e affermazioni fra le più fantasiose, a volte ai limiti del lecito. Tutto questo rientra a pieno titolo nel percorso dei movimenti risonanti; difficilmente, anzi ritengo che non esista attività di dilettante che sia oggetto di attenzione sia di studiosi, sia da parte di aspiranti artisti frustrati, anche solo per screditare. A questo proposito torna utile raccontare un evento, fra quelli ai quali è stato attinto per la costruzione delle teorie del Distruttivismo.
La notte del quattordici luglio del trecentocinquantaquattro avanti Cristo, nasceva una creatura destinata a diventare grande, e da grande fu appunto chiamato “grande”; “il grande”: Propriamente “Alessandro il Grande”. Non si comprende bene come possa essere accaduto, ma se è vero che la nostra vita è condizionata dall’influsso delle stelle, quella notte le stelle dovevano aver prestata tutta l’attenzione al futuro grande, e avevano voltato per lo sguardo lasciando per un attimo il resto del mondo privo di attenzione. Quanto accadde quella notte ad una delle meraviglie del mondo, fu l’opera di un signore, si fa per dire “signore”, che si rese conto di non aver fatto nella vita qualcosa degna della perpetuazione del suo nome.
La mattina del quattordici si dovette alzare con un pensiero che gli martellava nel cervello:
– Potrei morire da un momento all’altro, e nessuno si ricorderà più di me. Nella c’è nulla che abbia fatto nella vita degno di essere ricordato. –
Questo pensiero dovette creare uno stato d’ansia che tranquillizzò il signore, si fa per dire, solo quando trovò l’unica soluzione possibile:
– Arrivato a questo punto, non farei in tempo a fare nulla di buono. Per tutto c’è bisogno di tempo, oltre il talento. – pesa che ti ripensa: – Ma non è necessario fare qualcosa di buono per essere ricordati; potrei fare qualcosa di non buono, di molto non buono. Peggiore sarà la cosa che farò, più probabilità avrò di rimanere nella mente dei posteri. – E gli venne un’idea straordinaria:
– Questa notte darò fuoco all’Artemison. –
Era l’Artemison il tempio di Artemide, che nella versione latina era Diana, la dea della caccia. Erodoto lo annovera fra le sette meraviglie del mondo, e i greci ne andavano orgogliosi.
Per farla breve, il nostro, si fa per dire, dette fuoco a questa meraviglia e si consegnò poi tranquillamente ai giudici, che sulle prime non gli dettero ascolto, non ritenendolo in grado di un atto del genere.
– Vi assicuro che sono stato io, io solo, da solo ho dato fuoco al tempio. –
– Ma ti rendi conto di ciò che ti spetterebbe in questo caso? Per un reato del genere c’è il supplizio della giovenca. –
– Certo, si. Il supplizio della giovenca. Sono pronto a patire il supplizio della giovenca, ma sono stato io a dare fuoco all’artemison. –
Il supplizio della giovenca consisteva nel porre il reo nel ventre di una vitella di bronzo, e nell’accendere poi un fuocherello sotto la pancia lasciando che le fiamme lambissero la superfice del metallo, che lentamente la riscaldava fino a farla diventare incandescente. Si narra che le urla del malcapitato, amplificate dalla cavità, arrivassero ad otre venti miglia. Ma tutto questo al nostro, si fa per dire, non importava nulla; anzi, fra un urlo e l’altro si scompisciava dalle risare, e ripeteva fra sé:
– Ora non potrete più dimenticarvi di me. – E così fù.
Nonostante i giudici condannassero chiunque pronunciava il suo nome, a quasi venticinque secoli il suo nome viene ricordato accompagnato ad una anomalia psichica, è questo il “complesso di Erostrato”. Soffrono di questo complesso quei signori, si fa per dire, che non potendo per mancanza di capacità fare qualcosa di buono, cercano di fare le cose peggiori. Alcuni, non potendo salire su un treno, quello che porta alla gloria, preferiscono farsi investire per legare in qualche modo il loro nome ad un evento che si ricorda nel tempo.
Il racconto di Erostrato è ricordato a memoria, per cui ci potrebbe essere qualche imprecisione, ma il senso non cambia.
Il Distruttivismo trae insegnamento da questo caso, e limitatamente al linguaggio ne tiene conto per porre l’attenzione su quei segni che con la proposta continua, piuttosto che esaltarne l’effetto provocano l’assuefazione, e smettono di comunicare. In arte è la frattura sul piano, che per similitudine è la rappresentazione del piano emozionale. La prima cosa che poniamo sul piano si aggrappa, e aderisce perfettamente. La lettura è immediata ed efficace. Con il tempo, anche la stessa cosa posta diverse volte perde di efficacia. Una frattura ricontestualizza e pone una nuova chiave di lettura, rendendo dignità e vigore anche alle cose più banali. Questo è il senso del Distruttivismo.
Il movimento ha avuto una fortuna inusitata, in parte perché riflette ed evidenzia i lati salienti del linguaggio contemporaneo, tenendo conto e confermando quanto la storia ci ha tramandato, ma anche per merito dell’”apprezzamento” da parte di quei signori, si fa per dire, che nel tentativo di gettarsi sotto questo treno contribuiscono a diffonderlo.
Il personaggio del giornoultima modifica: 2010-07-26T08:46:00+02:00da terredibriganti
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